Transizione 4.0 – Un nuovo scenario possibile per il 2023?
L’assenza nel disegno di legge di bilancio di ogni riferimento al piano Transizione 4.0, che da gennaio entrerà in una nuova fase con aliquote più che dimezzate rispetto al 2022, ha sollevato un vespaio di polemiche e spinto il presidente degli industriali Carlo Bonomi a esprimere davanti alle Camere la “delusione” del mondo delle imprese.
Tuttavia, nel corso di questi ultimi giorni sono emersi diversi segnali che consentono di guardare con un certo ottimismo al prossimo futuro. Alcuni sono dei segnali politici, come ad esempio l’incontro avvenuto il 29 novembre tra Carlo Calenda, leader di Azione ed ex ministro dello Sviluppo Economico, nonché “padre politico” del piano Industria 4.0, e il Governo in carica guidato da Giorgia Meloni. Uno dei temi al centro di quell’incontro è stato proprio il piano Transizione 4.0. Un altro segnale è stato dato sempre il 29 novembre dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, dott. Urso, che nella lettera inviata all’assemblea di Anitec-Assinform ha sottolineato la necessità di una profonda revisione del Piano 4.0 per recepire le esigenze imposte dal mutato contesto economico.
Indice dei contenuti
- Transizione 4.0 e prospettive per il 2023
- Cosa possiamo fare per te
Transizione 4.0 e prospettive per il 2023
A quanto emerge, sembra essere in corso un’interlocuzione da parte del Governo con l’Unione Europea per rimettere in gioco una parte delle risorse del PNRR assegnate al periodo che si conclude nel 2022 ma non ancora spese.
Lo scopo dell’interlocuzione condotta da Raffaele Fitto, il ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il PNRR, è di ottenere dalla Commissione la possibilità di differire al 2023 la parte di quelle risorse (si parla di poco meno di 4 miliardi di euro) che risulterà non sfruttata nel biennio 2021-2022 a causa della pandemia e dello scenario macroeconomico.
Si tratta di colloqui avviati e portati avanti con convinzione dal Governo, ma il cui esito non è scontato: le regole europee, infatti, condizionano l’erogazione delle risorse al raggiungimento di target. Ma proprio su questo l’Italia intende far leva: il target in termini di imprese raggiunte infatti dovrebbe essere raggiunto (circa 120.000 imprese); inoltre l’estensione della finestra temporale di utilizzo delle risorse si estenderebbe al 2023 restando quindi all’interno dell’arco temporale coperto dal PNRR.
Qualora l’interlocuzione dovesse andare a buon fine, il frutto di questa trattativa potrebbe portare – queste almeno sono le intenzioni del Governo – a un ripristino delle aliquote del 2022 anche per il 2023 e al rifinanziamento del credito d’imposta per la Formazione 4.0. Il tutto nell’ambito di un provvedimento che sarà fuori dalla legge di bilancio e che dovrebbe arrivare nei primi mesi del 2023.
In parallelo il Governo procederà anche a una revisione strutturale del Piano, che però diventerà operativa dal 2024.
Le ipotesi allo studio sono diverse, tutte nell’ottica di rendere strutturale questo pacchetto di incentivi. Si va da chi, come lo stesso Calenda, propone un ritorno a super e iperammortamento, a chi invece vuole rivedere gli elenchi delle merceologie inserite negli allegati A e B, fino a quelli che invece vorrebbero ampliare il campo d’azione del Piano Transizione 4.0 per includere gli incentivi a supporto della transizione green. Esiste poi anche l’idea di vincolare delle aliquote maggiorate al raggiungimento di determinati obiettivi occupazionali.
Di questo si parlerà in diversi incontri che vedranno protagoniste le associazioni delle imprese e le altre parti in causa, dando credito alle intenzioni del ministro di voler adottare un “percorso condiviso”.
Cosa possiamo fare per te
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